martedì, aprile 25, 2006

Tonight in Jungleland

Ieri mi è capitata tra le mani una vecchia cassetta...roba che non ascoltavo da secoli...e mi sono messo a rovistare tra i vecchi nastri che ancora conservo ma che non utilizzo più da tantissimi anni...tra i tanti nastri trovati uno mancava all'appello: un disco che tra i 14 e i 15 anni ascoltavo tutti i giorni, e che cercavo di suonare sognando di assorbire qualcosa. Chissà dov’è finita quella cassetta…

Oggi ho recuperato quel disco, ed oltre ad essermi passate davanti agli occhi le immagini, gli odori e i suoni di quegli anni, ho capito quanto quel disco fosse importante, l'ho capito dai crampi allo stomaco che mi ha provocato, l'ho capito dai brividi sulla schiena...conta forse qualcos'altro?
Pochi cazzi.
Born to run è uno di quei dischi talmente colmi di idee che se ne potrebbero fare altri dieci.
E sentire nuovamente quella voce roca che urla per la parte dell' America che amo, quella parte che l'altra america mette da parte ed emargina, mi ha emozionato tanto.
Uno di quei dischi acerbi, imperfetti, che ami ancora di più proprio per questo.
Perchè sono sinceri.

A parte Thunder Road, Backstreets e Born to run, sono legato in particolare a due brani.
Meeting across the river, voce piano e tromba. Struggente.
E Jungleland, il capolavoro dell’album (il capolavoro di Springsteen?), Harlem di notte fotografata come mai... il pianoforte che nel finale diventa uno scroscio di pioggia che lava la polvere e il sangue...
Eddie, Teddy, The Rat... vagabondi, emarginati, rifiuti della società, relitti umani, tutto ciò che l'altra parte considera feccia...Born to run è un viaggio insieme a queste persone.... urlando con rabbia e a squarciagola.
L' American dream? Bisogna svegliarsi.
La terra promessa? Non c'è, ma cos'altro possiamo fare se non credere che esista?
"Hey what else can we do now except roll down the window and let the wind blow back your hair..."

Chissà perchè mi è venuto in mente Chaplin.
Springsteen come Chaplin.
L'illusione di una speranza.
" 'Cause tramps like us, baby we were born to run "... nati per correre...ma verso una strada che non porta da nessuna parte.
O forse si...
:-)

domenica, aprile 09, 2006

Cimici e bromuro

Bibbi grandi occhi
occhi sempre pronti alla deriva,
gatti che svaniscono leggeri
nella notte radioattiva, ehi...

Bibbi guarda guarda,
guarda che mi tocca sopportare
sbarre alla finestra
cimici e bromuro
questa qui è la neuro militare...

non ho niente da fare,
leggo le poesie
graffiate sopra i muri scalcinati
facce da soldati scoglionati
aspettano i parenti nel cortile...

nel cortile non ci voglio andare
fa caldo e non mi va di bazzicare suore, nere,
meglio stare chiusi in una stanza, qui a fumare
ad ammazzare le zanzare...e che zanzare!

Bibbi fu davanti al mare
che ti confessai "non so nuotare"
tutta quella gente e adesso sono solo,
solo ed ho paura d'affondare...

d'affondare dentro questa stanza,
oscura come il bisbigliare dei dottori,
oltre quelle sbarre c'è una notte così bella,
Bibbi grandi occhi devo uscirne fuori...

e non so come, ma ti giuro che uscirò di qui,
solo un brutto sogno da dimenticare,
con in tasca le prove della nostra santità
sarà bello camminare ancora per le strade...





Il buon Sergio non se la prenderà se in questo giorno faccio mie le sue parole :-)

venerdì, aprile 07, 2006

Keith

Devo ringraziare Juan (Juan è un mio amico pianista, un musicista come ce ne sono pochi. In Italia. A volte ho il sospetto che lui non lo sappia.) se ho iniziato ad ascoltare Keith Jarrett come Dio comanda.
Prima che Juan mi regalasse a Natale del 2002 un disco meraviglioso, Standards Live, la mia conoscenza del Keith si limitava al Koln Concert e a poco altro.
Ma è bastato inserire il cd nel lettore e sentire quel capolavoro che è Stella by starlight... Anzi, mi è bastato sentire l'intro di piano solo che apre il brano...per capire che stavo ascoltando un genio assoluto.
In seguito ho recuperato moltissimi dischi che Jarrett ha realizzato in trio, il trio unopiùunopiùuno che a metà degli anni '80 ha raggiunto i suoi livelli massimi di espressività e di interplay: Jarrett-Peacock-De Johnette.
Ascoltare (e guardare) il live Standards II mette la tua musica, quella che suoni e quella che scrivi, nella giusta prospettiva: per la serie "a volte farsi del male fa bene".
Fa delle cose terrificanti e nel contempo ride.
Ride come per dire "visto cosa è venuto fuori?"...con una tale naturalezza...e mentre ride tu vorresti chiudere il pianoforte sulle sue mani...o impiccare Peacock con le corde del suo contrabbasso...chiunque faccia musica, o cerchi di farla, ha provato questi sentimenti almeno una volta nella sua vita, anche solo per un istante :-D
Solo per un istante però.
Immediatamente dopo non riesci a trattenere le lacrime per il lirismo di un suo solo.
(Quasi) niente è preparato, è improvvisazione allo stato puro.
Si siede e suona. Semplicemente.

L'eterna domanda: Keith Jarrett suona jazz?
A mio parere lo suona eccome. Solo che è diverso da Hancock, tanto per citare il più grande.
Come Welles è diverso da Kubrick.
Ma qualsiasi scelta uno faccia non può non ammirare la maestosità dell'altro.

Keith Jarrett è un poeta.
E' un pianista di un lirismo sconfinato.
E' un musicista eccelso.

Keith Jarrett suona jazz?
Non è importante.
E soprattutto non mi interessa.

lunedì, aprile 03, 2006

Brezza

Islanda.
Kate Bush incontra Norah Jones dentro un igloo...
Un pianoforte ed una chitarra acustica sciolgono il ghiaccio tutt'attorno...
E l'igloo va alla deriva...

Questa è Emiliana Torrini, questo è Fisherman's woman.
Intimista e malinconico.
E bellissimo, con delle perle come Nothing brings me down, Lifesaver e At ieast it was...

"Sto consumando la puntina del giradischi con questo vinile"...

Grazie Federico.

domenica, aprile 02, 2006

[Part Three]...l'incendio!

Parlare di questo film è sempre problematico.
Almeno per me.
Rischio di sembrare, nel migliore dei casi, il pubblicitario del distributore del film.
Nel peggiore dei casi invece i miei occhi diventano a mandorla.

HANA-BI.
E' il marzo del 1998.
Leggo una recensione su una rivista di cinema (Ciak o Duel, non ricordo) che si apre con, parola più parola meno, "Il film di Takeshi Kitano va lasciato decantare per coglierne appieno ogni significato", e si chiude con la notizia della vittoria del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del '97.
Ma si, perchè no? Sembra interessante.
Vado in videoteca, giro un po' tra gli scaffali zeppi di vhs e, miracolo!, c'è!

La prima visione mi lascia sconcertato.
La sensazione è ottima, ma non ci capisco molto...mi sembra un po' Chaplin, un po' Tarantino, un po' Antonioni...ma né Chaplin né Tarantino né Antonioni.
Riavvolgo la videocassetta, la faccio ripartire.
E questa volta riesco ad entrarci.
Dio, che meraviglia!
Che meraviglia!
Parlare delle singole scene non ha senso.
Meglio soffermarsi sul movimento del pendolo.
Sulla poesia.
Sul suono del silenzio.
Sul mare.
Su due colpi di pistola.

Questa è una dichiarazione d'amore.
Io amo Takeshi Kitano.

"Per me l'astrazione e la semplicità sono due cose opposte" T.K.