Sono tornato.
Non ho voglia di scrivere di Venezia, è ancora tutto troppo intenso.
Devo lasciar decantare. Riordinare i pensieri. Almeno ci riuscissi...
Ci ho provato riguardando questo film, che finalmente oggi è uscito in DVD.
Kikujiro no natsu (L'estate di Kikujiro) è l'ottavo film di Takeshi Kitano. Mi rendo conto che parlare di capolavoro per (quasi) ogni film di Kitano possa risultare eccessivo, ma lo è solo per chi non conosce il suo cinema.
Kitano prende una storia classica come il viaggio on the road e la trasforma, la filtra, regalando agli occhi, al cervello ed allo stomaco un' opera dolcissima e malinconica.
Beat Takeshi interpreta un fallito, un perdigiorno che sta a ciondolare tra i locali a luci rosse e le scommesse, un derelitto che ha preso e che continua a prendere calci in bocca dalla vita.
Un giorno accetta controvoglia di accompagnare il piccolo Masao alla ricerca della mamma che non ha mai conosciuto. Forse per guadagnare qualche soldo, forse perchè tanto non ha nulla da fare.
E questa persona burbera, egoista, senza dignità (si veda la scena in cui prende i soldi del bambino per giocarli alle corse) col passare delle ore e dei giorni si affeziona sempre più al bambino, lo coccola, lo culla, perchè si riconosce in lui.
"Io e te siamo proprio uguali", sussurra Kitano a Masao dopo aver atteso invano per giorni un autobus in una fermata sperduta nel nulla.
E un istante prima di suonare al campanello della casa della madre quel sorriso amaro - "Va a finire che me la sposo...e tu diventeresti mio figlioccio...e dovrai chiamarmi papà...dai, prova a dirlo...papà..."- è una lama nel cuore.
Un uomo solo e sconfitto, che desidera tante cose ma che non le ha...e probabilmente non le potrà avere mai.
E la vita è crudele, la mamma di Masao si è fatta un'altra famiglia. Masao la vede da lontano, si nasconde, Kitano lo consola a suo modo: "Quella non è tua madre...tua madre deve aver cambiato casa..."
Non riesce nemmeno a fingere. Non ci crede lui, non ci crede Masao.
Sulla spiaggia il cielo è dello stesso colore del mare. "Andiamo via, dai...andiamo", si prendono per mano, si guardano negli occhi, si riconoscono.
Sono uguali. Ugualmente infelici. Ugualmente soli.
Da questo momento il viaggio si trasforma.
"Solo per il bambino", la combriccola squinternata che si forma via via è tutta tesa a far giocare Masao, a cercare di suturare la profonda ferita della visione dellla madre con un'altra famiglia...con un inserto splendido: Kitano, in una delle scene più belle del film, va a trovare la madre all'ospizio ma non ha il coraggio (la forza?) di andare a salutarla, il tutto commentato da un Joe Hisaishi in stato di grazia.
Ci sono echi chapliniani in questo film, e l'accostamento non è per nulla azzardato.
La vita è difficile e a volte fa paura. Kitano non fa sconti nemmeno a Masao: la scena del pedofilo è terrificante, pur se stemperata nel finale, e gli incubi notturni del bambino lo mostrano molto chiaramente.
E allora il rifugio è nel giuoco, o in una notte limpida e stellata.
Il film è suddiviso in capitoli: capitoli dell'album di Masao, "Cosa ho fatto l'estate scorsa", ed il tempo è scandito dal modo in cui vede ciò che sta vivendo, anche se si ha la fortissima impressione che Masao capisca perfettamente tutto ciò che accade ma che non abbia la forza, a 8 anni, di accettarlo. E allora il pestaggio di Kitano diventa "Il signore è caduto dalle scale", il pedofilo diventa "L'uomo cattivo"...
Nell'estate di Masao non ci sono nomi propri: Kitano è chiamato semplicemente "signore", e gli altri personaggi bizzarri incontrati nel viaggio sono il "signor pelato", il "signor ciccione" e il "signor poeta". Personaggi senza nome di un viaggio che è diventato senza meta.
E il viaggio, l'estate che doveva essere del piccolo Masao si trasforma nell'estate di Kikujiro/Kitano...nel bellissimo, straziante finale in cui Masao chiede al "signore" il suo nome ("Signore, ma tu come ti chiami?") dopo una settimana passata insieme, subito dopo che Kitano mente per l'ennesima volta dicendo che lo accompagnerà ancora a cercare sua madre.
Kikujiro mente a Masao, Masao mente a Kikujiro. Ed entrambi mentono a loro stessi.
Entrambi sanno che non si vedranno più.
Entrambi sanno che la mamma di Masao è andata via per sempre.
E il volto monolitico, pietrificato, impassibile di Kitano quando le ali dello zaino di Masao lo portano via è devastante.
Un viaggio, una parentesi. Cercare di stare il più possibile all'interno, perchè al di fuori c'è il nulla.
Senza speranza.
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10 commenti:
eccezionale.
grande mario
@greg> ahahahah, addirittura? grazie DJ greg, un bellavita per te ;-)
...quanto a Kikujiro no natsu: un film di intensità poetica che supera l'intenzionalità romantica del successivo Dolls, coglie la possibilità di fare un quadro ben più ampio del Giappone di oggi (i caratteri presentati sono sensazionali, dal girovago parassita ai centauri dal cuore tenero, al burbero sedicente yakuza di Beat Takeshi) puntando l'indice più sui vizi che sulle virtù...
Forse il punto più alto della filmografia di Kitano (non me ne voglia il superbo Hana-bi) con le trovate comiche immancabili, le scenette poetiche nel campo di pannocchie, veri cammei, la tensione drammatica che coinvolge il buon Kikujiro nell'atto di difendere il piccolo dalla verità.
ricordi...ricordi???
@lea> ricordo, ricordo... :-)
e comunque hana-bi non te ne vorrà di certo, ma te ne voglio io...!!!
e bravo Mario! Hai sintetizzato in maniera superba il film/gioiello a cui son più legato dell'opera kitaniana.Penso che il film colpisca e faccia male proprio perchè è facile identificarsi in Masao/Kikujiro,personaggi che sono loser anche nel cinema moderno e di conseguenza non esistono.
Un saluto a tutti e bellavita a Greg anche da parte mia.
@renato> ...e anche Renatin sul blog! grazie grazie grazie :-)
Finalmente.
Sei tornato.
Un bacione:X
Ahem...GIULIAAAAAAAAAAAAAAA
ma perche' non hai fatto tutto su splinder perche'?!?!?!?!?
vado a picchiarmi.
ho cominciato a conoscere Kitano da "sonatine". c'era molto in quel film, un senso perduto di malinconia filtrata dal sorriso.
"dolls" mi spalancò la visione degli amanti legati e delle foglie d'autunno, e fu un colpo al cuore.
non ho ancora visto "l'estate di kikujiro".
trovo il tuo post post-veneziano venato di nostalgia.
un saluto.
@anonimo-giulia> ciao giulietta, un bacio a te! :-)
@poetsonic> recuperalo, sono certo che apprezzerai! e poi un'edizione in dvd è da non perdere... :-)
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