giovedì, luglio 26, 2007

Quel giorno in cui intervistai Takeshi Kitano

Sapete, a volte le cose più difficili, quelle che sembrano davvero impossibili, possono essere realizzate.
Sarà anche una banalità, ma è proprio così.
Fortuna? Si, anche...ma soprattutto una grande, grandissima passione.
Che alla fine paga sempre.

A marzo mi trovo a chiacchierare sul messenger con Mathieu, un caro amico francese, e tra una citazione di Arrapaho e uno scambio di files Nyman - Hisaishi, iniziamo a parlare del fatto che (news from Tokyo) Takeshi Kitano sarà presente al Festival di Cannes.
L' idea di chiedergli un' intervista ci balena nella mente quasi subito... io e Renato come rappresentanti del Fan Club Italiano, e Mathieu come rappresentante del fansite francese.
Fantascienza?
Al limite mi dirà di no, ma almeno ci ho provato, come disse Jackie Brown :)

Mando una mail (e Mathieu fa altrettanto) al suo addetto stampa, inserendo il link del sito del fanclub riveduto & corretto.
Passano due giorni, mi sono perfino dimenticato della mail, scarico la posta...e con mia grande sorpresa ricevo una mail di risposta dall'addetto stampa.
Scommetto con me stesso sul suo contenuto.
E perdo, fortunatamente!
La mail dice "Nessun problema, ma è ancora presto per Cannes. Mi contatti ai primi di Maggio."

...
Non credo ai miei occhi.

Chiamo Mathieu, anche lui ha ricevuto la stessa risposta.
Qui non si tratta più di fantasticare.
Bisogna agire.
La Francia non è lontana ma...quanti soldi ho in tasca? Pochi, molto pochi, ma che mi importa?
...e pazienza se si dovrà dormire sotto un ponte o sulla spiaggia...è un occasione unica e non posso farmela scappare.
Il mese seguente lo passiamo in fremente attesa della mail di conferma dell'intervista, con tanto di ora e luogo d'incontro.
Ripensandoci, perchè non dovrebbe concederci un'intervista? Tutto il nostro supporto a questo immenso artista è lì, chiaro e limpido, sul nostro sito...e Kitano ha sempre dimostrato attenzione e sensibilità verso le persone onestamente interessate al suo lavoro.

La conferma arriva, alle 15.56 del 6 maggio:
"Hi guys, your interview will be around mid-day on monday may 21 at the hotel Gray d'Albion in Cannes.
I'll let you know exactly where closer to the date.
There will be a japanese press conference right before and you are welcome to watch that too.
See you in Cannes."
Ci siamo. Ci siamo. Ci siamo.

Tragitto: traghetto Porto Torres-Genova, arrivo a Genova il 20 mattina; treno Genova-Nizza; incontro con Mathieu a Nizza; pullman Nizza-Cannes e arrivo nel pomeriggio, in tempo per vedere la passerella di Chacun Son Cinema.
E per dormire? Purtroppo non si farebbe in tempo ad andare a Villenueve-Loubet (città in cui vive il padre di Mathieu, che ci ospiterebbe anche il giorno seguente) il 20 sera e a tornare il mattino dopo in tempo per fare l'intervista...e allora si dormirà in spiaggia.
O non si dormirà affatto.

E' da tanto che penso a cosa potrei chiedergli se dovessi avere la possibilità di fargli qualche domanda "seria"...butto giù un po' di idee, alla fine ne seleziono una decina.
L'intervista si svolgerà in inglese, e immagino che avremo al massimo mezz'ora di tempo.
Non molto, ma ce lo faremo bastare :-)

Si parte.
Il viaggio in nave con Renatin è forse il viaggio in cui ho riso di più in assoluto...adrenalina a mille, cazzeggio totale.
Foto allo specchio in cabina


Porto Torres: porto + idiota


"Mister Halloran, cosa c'è nella stanza 237?"


...e così via.
La notte fila via in questo modo, incoscienti che non siamo altro...dormiremo 2 ore con una notte in spiaggia che ci aspetta!!!

Si arriva a Genova


(la zona del porto sembra presa da un film di Tsukamoto) e il cazzeggio continua!
Renato rischia di perdere il treno per Nizza...


e io faccio una preghiera propiziatoria al Dio Kronos


Durante il viaggio verso Nizza iniziano le dolenti note: sedili scomodissimi, 35 gradi e aria condizionata...dal fatto di possedere un ventaglio.
A Nizza incontriamo Mathieu, ed è un bellissimo incontro.
Non ci vediamo dall'estate del 2005 a Venezia ma lui è sempre uguale: completo nero, scarpe con le rotelle, capelli lunghi, maglia di "Papa Kitano" e...completamente pazzo! :-D

Arriviamo a Cannes alle 16.30, ci avviciniamo alla famigerata Croisette e ci fermiamo a cercare refrigerio sotto una delle famose palme.




Il Festival di Cannes è tutto qui.
Che delusione infinita.
Cannes è una cittadina sul mare con un po' di alberghi, sporca come una fogna, senza servizi pubblici, con dei prezzi che non trovi nemmeno in Costa Smeralda (per entrare in un bagno all'interno di un locale era necessario consumare...e la combinazione per aprire la porta del bagno era stampata sullo scontrino!!!)

Cannes è un Novella 2000 di cellulode, è un Eva express fatto carne: glamour e basta.
Non c'è cinema per i comuni mortali come noi, i film possono essere visti solo da ospiti selezionatissimi con invito e smoking (o abito da sera per le signore)...i comuni mortali hanno una giornata, il giorno seguente alla cerimonia di chiusura per vedere alcuni film.
Molto democratico, non c'è che dire.
E poter avvicinare un regista e stringergli la mano, magari complimentandosi con lui? Nemmeno per idea, c'è tanta di quella polizia a proteggere non si sa chi o cosa che ad alzare un braccio rischi una raffica di mitra.

Al primo che osa criticare il Festival di Venezia sputo in un occhio!

Ci fotografiamo






Passerella e caldo da morire...tutta questa gente che sta ore ed ore sotto il sole per non vedere nessuno, oltre che per non vedere nemmeno un film...ma chi glielo farà fare???


Finalmente arrivano i 35 registi a cui il presidente del festival Gilles Jacob ha chiesto di realizzare un corto di 3 minuti per festeggiare i 60 anni del Festival di cannes. Chacun son cinema, appunto.
Tra gli altri si possono riconoscere Lelouch, Polansky e Van Sant


Mi distraggo un attimo e quasi perdo l'arrivo di Kitano...è vestito con un kimono ed indossa un copricapo in plastica che mima la classica "acconciatura" dei samurai.
Noi lo chiamiamo, ci vede e si toglie il copricapo per salutarci...


La rigida etichetta del Festival prevede lo smoking, ma lui se ne frega e si mette a fare il buffone con quel copricapo in plastica con su scritto BANZAI (ma l'abito è meraviglioso)
Impagabile :-D

E con 35 registi fantastici...chi è il divo della giornata? Chi riceve l'applauso più caloroso? Questo signore!
Ma come...sono passati i Coen, Kitano, Kaurismaki, Tsai Ming-liang, i Dardenne, Polansky...e tutti gli altri...e quasi nessuno ha fatto un fiato...e ora tutti a strapparsi i capelli per lui e per la sua compagna???





Senza parole :-D


Cannes by night.


La notte si preannuncia lunga (pensa all'intervista!)
Passeggiamo per un bel po', ci scappa un altro cazzeggio con dei pupazzi dei Simpson a grandezza d'uomo


ma dura poco (notare lo sguardo!!!)
Siamo distrutti, ci sediamo in una panchina e confronto le mie domande con quelle di Mathieu.
Decidiamo di alternarci durante l'intervista.
Si fa mezzanotte. (pensa all'intervista!)
Scendiamo in spiaggia, ci sdraiamo sulla sabbia ma a pochi metri da noi una rissa tra giovani francesi ubriachi si conclude con un tizio con la testa rotta.
Ci spostiamo e arriviamo ad una banchina in cemento. Proviamo a sdraiarci lì e a dormire un po'... macchè! Io non riesco a dormire per più di 5 minuti, Mathieu e Renato dormono qualche minuto in più ma una blatta (!!!) che stava per salire sopra Renato ci convince che forse è meglio spostarci ancora. (pensa all'intervista!)
E la notte continua così, da una panchina all'altra, da un sonnecchiare all'altro...
Ore 4.50 a.m. , zombi davanti al Palazzo del Cinema




Finalmente le prime luci dell'alba ci fanno svegliare un po'.
Alle 10 abbiamo appuntamento con la nostra amica Ako, giornalista della Asahi TV (conosciuta a Venezia nel 2005) che ci chiede di farci venire qualche idea per recitare con il co-protagonista dell'ultimo film di Kitano, Kantoku Banzai!
Questo pupazzone di plastica (è quello utilizzato nel film) ad immagine e somiglianza di Takeshi.
Tip tap, citazioni anonatsuiane, il nome bito scritto con i nostri corpi, e così via...
La stanchezza sparisce in un minuto :-)




Noi e Ako


e Ako con la crew giapponese


Non può mancare naturalmente l'intervista finale: cosa ci si aspetta dal nuovo film di Kitano, quale sono le nostre sensazioni ad un'ora dall'intervista che dovremo fare, etc.

Non male come inizio della mattinata.
Ma ora si fa sul serio.
Ora ci troveremo davanti Takeshi Kitano.
Seduto al nostro tavolo.
E dovremo intervistarlo.

Fino all'ultimo momento ero sicuro che qualcosa sarebbe successo, che l'intervista sarebbe andata a farsi benedire...magari perchè Kitano non avrebbe avuto tempo per noi, o per qualsiasi altra ragione...
Arriviamo all'Hotel Gray d'Albion, saliamo al primo piano ed entriamo nel ristorante dell'hotel.
Usciamo in veranda dove ci sono una trentina di giornalisti giapponesi che aspettano Kitano per la conferenza stampa.
La nostra intervista sarà l'ultima della giornata, alle 12.30 circa.
Alcuni giornalisti vedono le nostre magliette e si avvicinano a parlare con noi, sorpresi e divertiti.
Ritrovo due giornaliste giapponesi conosciute nel 2003 a Venezia con cui scambio due parole...ma entra Kitano.


e si fionda subito su di noi, tra lo stupore generale.
Ci chiede se siamo gli amici di Greg (Greg è il nostro amico di Lignano che è andato a Tokyo per studiare giapponese) e ci dice, ridendo, che Greg in quel momento è a casa sua.
Conclude con un sorriso e con un "ci vediamo dopo".
Con il cuore a mille mi siedo e riprendo qualche minuto della conferenza stampa
Kitano e Masayuki Mori, boss dell'Office Kitano


Kitano, Mori e il premio che Kitano ha ricevuto a Cannes...sovrastato dal copricapo giapponese in plastica :-D


Foto col premio


Finita la conferenza ci sono altre due interviste prima della nostra.
In questo lasso di tempo tre troupe giapponesi mi fanno una marea di domande su Kitano, sul suo cinema e sul perchè abbia affrontato un viaggio dalla Sardegna per incontrarlo...io rispondo, molto imbarazzato, in inglese.



Spero di non aver detto troppe stronzate :-D

Si avvicina a noi l'addetto stampa giapponese di Kitano e ci dice che l'intervista sta per cominciare.
Ci sediamo in un tavolino circolare molto molto piccolo; gli faccio leggere le domande in modo che si assicuri che non chiederemo nulla di sconveniente o imbarazzante al Maestro.
Faremo le domande in inglese, lui le tradurrà in giapponese a Kitano; Kitano risponderà in giapponese e lui tradurrà le sue risposte in inglese.
Tutto come previsto.

Sistemiamo le ultime cose...registratore vocale, telecamera, foglio con le domande.
In questa foto (che mi piace moltissimo) c'è tutto, 2 minuti prima dell'intervista: concentrazione, tensione, emozione.


Arriva Takeshi Kitano.
Si siede al nostro tavolo.
Io, Matheiu e Renato ci guardiamo.
Sorridiamo. Lui sorride.
Ci presentiamo.
Si può cominciare.


Intervista a Takeshi Kitano

http://www.kitanofanclub.com/ - all rights reserved

Hotel Gray D'Albion, Cannes, 21/05/2007

Mario: One of the most amazing things about your filmmaking is your capacity to surprise us in many areas including the script, direction and editing. In our opinion your filmmaking is similar to jazz music, to jazz musicians, like Keith Jarrett and Thelonious Monk for example: while one may feel they understand what’s going on and in what direction the film is going, something happens and you remain completely speechless and magnificently surprised! The question is: how much is improvisation and how much is planned during filming?
(Una delle cose che più ci colpisce del suo cinema è questa capacità di sorprendere, sia nella scrittura del film, sia nella direzione e nel montaggio, e ci fa pensare a dei musicisti di jazz come Keith Jarrett e Thelonious Monk...quando una persona pensa di aver capito cosa succederà e in che direzione...viene immediatamente spiazzato e sorpreso magnificamente. La domanda è: quanto c'è di improvvisazione e quanto di programmato durante la realizzazione di un suo film?")


Kitano: Although you haven't actually seen my latest movie, Kantoku Banzai, Hurray to the filmmaker, that would be a very much easily understandable example of the relationship between the set part and the improvisational part. The first half of my newest movie consisted of a pretty much set up structure. You refer to jazz musicians, and to compare it to the jazz music, it's like chorus or key melody, which are pretty much on paper. Then, the second half of the movie is very much improvisational. But, let's stop talking about my latest movie. In general, it really depends on each setting and each situation, and each scene, and what it requires for that particular situation or scene or set up; I would shoot the very first shot of the movie, and then come up with something totally different from the script on the next shot already, or I may take a couple of days shooting as the script goes and see how the actors play and how the crew members work, and see how the whole organism reacts to this. And maybe on the third shooting day I would come up with improvisational ideas, so it's a very organic thing, depending on my relationship with actors, and the shooting situation.
(Anche se non hai ancora visto il mio ultimo film, Kantoku Banzai, proprio questo è un esempio piuttosto comprensibile della relazione tra la parte pianificata e quella improvvisata. La prima parte del mio nuovo film è basata su una struttura abbastanza preparata. Tu fai riferimento alla musica jazz, quindi per fare un paragone con la musica jazz, è come il ritornello o il tema, che sono ciò che sta effettivamente sulla carta. Poi, nella seconda metà del film c’è molto di improvvisato.
Ma adesso basta parlare del mio ultimo film.
In linea di massima, molto dipende dalla specifica ambientazione, dalla specifica situazione, dalla specifica scena, e da ciò che ogni ambientazione, situazione e scena richiedono. Mi capita di girare la prima scena di un film, e di saltar fuori con qualcosa di completamente diverso dal copione già dalla scena successiva, oppure possono volerci un paio di giorni di riprese per vedere come va il copione, come recitano gli attori e come lavorano i membri della troupe, e come l’intero organismo reagisce a tutto questo. E magari il terzo giorno possono venirmi delle idee per improvvisare, quindi è una cosa molto organica, che dipende dal mio rapporto con gli attori e con la situazione in cui si gira.)

Mathieu: Why do you think Western countries got first interested in your movies, and did the reasons of this interest in your cinema change with its evolution? Does it affect you when you make a new movie?
(Secondo lei perché i Paesi occidentali si sono inizialmente interessati al suo cinema, e le ragioni di questo interesse per il suo cinema sono cambiate col suo evolversi? Questo la influenza quando gira un nuovo film?)

Kitano: The first time, say, first 'encounter' with a Western audience, for me, really was the London International Film Festival in 95, or 96, somewhere around that time. They were holding some kind of mini-retrospective of my films, up to Sonatine, and I still remember the director of the London Film Festival completely believed that I was a real gangster, a yakuza character. They took great great care of me! Since then, I am more or less known as the... Well, they labelled my films as violent films. Every now and then I try completely different type of movies, like Kikujirô no natsu, to somehow go against the preconceptions, or expectations. Kikujirô was a very significant film in that sense, in that it was my intent to come up with different things, try to do different ideas; then what people expected helped me to do namely 'violent movies'. But it's in my sort of nature, or it's in my habit, to want to... try, you know, violent movies. So I still would like to try those movies every now and then, but I have to say I feel very awkward and I don't feel very comfortable about being labelled as a 'filmmaker of violent movies'.
In terms of your question concerning whether I would be conscious about the reactions from the Western audience in general: I'm not, really. Because my personal policy is that the greatest fan, and the severest of critics, of Beat Takeshi / Takeshi Kitano, is no other than myself! So the criteria that I respect the most are none other than my criteria. If I can come up and make a movie that goes beyond the standard of those criteria, I would be confident to present it to anybody. Whether it's domestic audience or International audience, basically it's up to the audience itself to interpret each film in their own ways.
(La prima volta, il primo incontro, diciamo, con un pubblico occidentale fu il London International Film Festival nel 95, o 96, più o meno in quel periodo. Avevano organizzato una sorta di mini-retrospettiva dei miei film, fino a Sonatine, e mi ricordo ancora che il direttore del film festival era davvero convinto che io fossi un vero gangster, un personaggio della yazuka. Mi trattarono davvero con molta cura! (ride)
Da allora sono più o meno noto come…Insomma, hanno etichettato i miei film come film violenti. Ogni tanto provo a fare dei film completamente diversi, come L’estate di Kikujiro , per andare in qualche modo contro i preconcetti, e le aspettative. Kikujiro fu un film molto significativo in questo senso, dal momento che era proprio mia intenzione mostrare cose diverse, provare idee nuove; in seguito ciò che la gente si aspettava mi spinse a fare film definiti come “film violenti”. Ma è nella mia natura, o nelle mie abitudini voler…sperimentare film violenti. Vorrei ancora tentare quel tipo di film ogni tanto, ma devo dire che mi fa uno strano effetto e non mi sento molto a mio agio nel ritrovarmi etichettato come “autore di film violenti”.
Per quanto riguarda la tua domanda su quanto io sia consapevole delle reazioni del pubblico occidentale: non lo sono, veramente.
Perché la mia politica personale è che il più grande fan, ed il critico più severo di Beat Takeshi/ Takeshi Kitano, sono io e nessun altro! Così, i criteri che io osservo di più sono nient’altro che i miei criteri. Se posso fare un film che vada oltre lo standard di questi criteri, mi sentirei sicuro nel presentarlo a chiunque. Che sia il pubblico di casa mia o il pubblico internazionale, fondamentalmente spetta a ciascun pubblico interpretare ogni film a modo suo.)


Mario: Infantile regression, game, and... Death which will come sooner or later. The idea we've got of these, in your movies, is like a parenthesis of happiness while on a dark and difficult journey. We find this to be very clear in Kikujirô no natsu, but also in 2 other movies, which unfortunately aren’t very famous in Italy, Kids' Return and A scene at the sea. Is this point of view, according to you, necessary to live better?... or to prepare yourself to the death?
(Regressione infantile, gioco …e morte che prima o poi arriverà. L’idea che abbiamo di questo nei suoi film è come delle parentesi di felicità in un tragitto buio e difficile. In Kikujirô no natsu questo è secondo noi molto chiaro, ma anche in due altri bellissimi film che purtroppo in Italia sono poco conosciuti come Kids Return e A scene at the sea.
Questo modo di vedere le cose secondo lei è necessario per vivere meglio la vita?... o per prepararsi adeguatamente alla morte?)


Kitano: I have heard from an ex-conman - who had been in prison, but has just been released... He told me about how he would play childish games with other inmates, like, you know, throwing the stones, or throwing the marbles to each other, or hitting the wall with a ball, all these kinds of childish games. He told me that although those death convicts, sentenced to death... They don't usually play complex kind of games. Rather would they emancipate themselves in a childish game. And luckily the guy who told me that story was released, after he was pardoned; although he was initially sentenced to death penalty, although he was going to die, he was released at the last minute. I think that kind of story rings a certain trueness to me, because maybe it's a primitive instinct I've got of things. When you approach the age of mortality, you probably don't get involved in complex games; rather would you want to play it simple, and that's why I tend to use those metaphors, regardless of the difference of characters, whether they'd be yakuza, or death suffer, or a child.
(Ho sentito una storia da un ex carcerato – che è stato in prigione, ma che è stato appena rilasciato…Mi ha raccontato che aveva l’abitudine di fare dei giochi infantili con gli altri reclusi, tipo, sai, lanciar pietre, o giocare con le biglie, o colpire il muro con una palla, tutti questi giochi da bambini. Mi ha detto che nonostante queste persone fossero nel braccio della morte, condannati a morte…Di solito non fanno giochi complessi. Piuttosto, si distraggono con giochi infantili. E fortunatamente il tizio che m’ha raccontato questa storia fu rilasciato, dopo essere stato graziato; nonostante all’inizio fosse stato condannato a morte, nonostante stesse per morire, fu liberato all’ultimo minuto.
Credo che questa storia risuoni di una certa verità in me, perché forse è una specie di istinto primitivo che ho nelle cose. Quando ti avvicini al momento della morte, probabilmente non vuoi coinvolgerti in cose complesse; piuttosto, vuoi viverlo semplicemente,, e questo è il motivo per cui tendo ad usare metafore, senza tener conto della differenza tra i personaggi, siano loro uno yazuka, una persona agonizzante, o un bambino.)


Mathieu: You’ve tried many different forms of artistic expressions. Is there still an artistic form of expression that you would like to try?
(Lei ha sperimentato diverse forme d’espressione artistica. C’è ancora una forma d’espressione artistica che vorrebbe provare?)

Kitano: Punk rock! (ride e fa un gesto a simulare una cresta mowawk!!!...noi scoppiamo a ridere!!!)

Mario: We believe this to be one of the most beautiful and important point, and our internet site shows on the first page this sentence you said: "Express myself with simplicity is the most difficult thing to do. According to me, abstraction and simplicity are two opposite things." Related to that, what is your opinion of the current situation of art in general, and cinema in particular?
(Noi crediamo che una delle cose più belle e importanti - il nostro sito in suo onore si apre proprio con questa frase - che lei abbia detto sia “Esprimere le cose con semplicità è la cosa più difficile. Per me L’astrazione e la semplicità sono due cose opposte.”
Anche in relazione a questo, come vede la situazione attuale dell’ arte in generale e del cinema in particolare?)


Kitano: Well, 'art' or, let's say, 'entertainment', in general has become... I mean... My policy, or believe, is that there should be space for uniqueness, for each different expression, for each different art form. But it's getting more and more apparent and prominent that the world of entertainment is becoming more and more like Disneyland, or MacDonald's, KFC, and all these kinds of junk-food. And viewers, and the general public, are getting more and more prone to be comfortable with these kinds of easily accessible entertainment. That's very much my observation of what happens in cinema or art or entertainment in general, I think: there is a junk-food, and that's OK, but there should be a space for cuisine or food other than junk-food. So my impression is that it's getting more and more like the mass production of a product, rather than expression of uniqueness. The pursuit of uniqueness is getting less and less prominent.
(Beh, “l’arte” o , diciamo, “l'intrattenimento” in generale, è diventato…Voglio dire…La mia politica, credo, è che ci dovrebbe essere spazio per l’unicità, per ogni differente espressione, per ogni differente forma d’arte. Ma sta diventando sempre più evidente ed importante il fatto che il divertimento sia sempre di più come Disneyland, o MacDonald’s, KFC, e tutti questi tipi di junk food. E gli spettatori, ed il pubblico in genere, stanno diventando sempre più tendenti a sentirsi a loro agio con questi tipi di divertimento di facile portata. Questo è il mio punto di vista su ciò che succede nel cinema , nell’arte e nell' intrattenimento in generale; penso: c’è del cibo spazzatura, e va bene, ma ci dovrebbe essere spazio per una cucina o un tipo di cibo che siano altro dal cibo spazzatura. Quindi la mia impressione è che stia diventando sempre di più la produzione di massa di un prodotto, piuttosto che un’espressione di unicità. La ricerca dell’unicità sta diventando sempre meno importante.)

Mathieu: Don’t you regret the offer which was made to you last year of becoming the Japanese Minister of Culture?
(Non rimpiange l’offerta che le è stata fatta l’anno scorso di diventare il Ministro per la Cultura Giapponese?)

Kitano: I'm glad I turned that down! Because if I was the Minister of Culture, hell would break through! Besides, I wouldn't be able to work on TV, comedy, and movies... I mean, if I was allowed to be a dictator, not just Minister of Culture, then I would think about it!
(Sono felice di aver rifiutato! Perché se fossi diventato Ministro della Cultura, sarebbe cominciato l’inferno! E d’altra parte non sarei stato in grado di lavorare in televisione, commedie e film…voglio dire, se mi autorizzassero ad essere un dittatore, non un Ministro della Cultura, allora sì che ci penserei!)

Mario: A message we would like to tell you: please keep making movies, because we need, and people need movies like yours.
(Un messaggio che ci teniamo a darle: continui a fare film, perche noi abbiamo bisogno, e la gente ha bisogno, di film come i suoi.)

Kitano: Yeah, be prepared to be shocked! With my latest movie, Kantoku Banzai, you're going to think I totally went nuts!
(Beh, preparatevi ad essere scioccati! Col mio ultimo film, Kantoku Banzai, penserete che sia veramente uscito di testa!)

Fragorosa risata generale.


L'intervista è finita.
Do a Kitano il nostro regalo, un vino rosso sardo molto pregiato, dicendogli che io e Renato siamo sardi e che il fan club in suo nome si chiama Sassari-Venezia a sottolineare il tragitto che abbiamo percorso dal 2002, anno del primo incontro per Dolls.
Gli regaliamo infine una maglietta del fan club (ne diamo una anche a Mori).
Lui ci ringrazia e ci riempie di doni: gadget del film Kantoku Banzai (che autografa uno per uno)



perfino cibo giapponese, e anche una bustina con un disegno fatto da lui.
Facciamo una foto insieme, finalmente


e a questo punto accade qualcosa.
Kitano si rivolge a noi in inglese e ci fa una domanda.
Io rispondo.
E lui risponde a sua volta...
...ma questo è un qualcosa di talmente intimo e grande che mi perdonerete se lo tengo per me.

Potrei concludere parlando dell'uscita dall'Hotel, vestiti da idioti...


e della sua reazione non appena ci ha visti


...oppure potrei concludere parlando del giorno seguente a Villeneuve-Loubet a casa del padre di Mathieu, a mangiare prodotti della terra francese...


...ma forse è meglio concludere con questa foto.


C'è un viaggio da fare, c'è una proposta da accettare, c'è una promessa da mantenere.
A presto :)


Special thanks to:


Richard Lormand
Masayuki Mori and Office Kitano
Ako Kitamura and her crew
Greg-Kun
Aniki Belmami
Mathieu and his family
Roby, Fede, Mauro, Simone, Paola, Fabrizio and Tiziana (Kitano Takeshi eiga no kamisama)
Stefania Grande
Kate Tabasso
Mariano Tedde